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agli occhi mi ha incantata! Non gli credo più; è un
traditore, non gli credo più.
EUGENIO. (freme tra il rossore, e la rabbia. Getta il cap-
pello in terra da disperato, e senza parlare va nella bot-
tega interna del caffè)
Letteratura italiana Einaudi 72
Carlo Goldoni - La bottega del caffè
SCENA VENTICINQUESIMA
Vittoria e Ridolfo.
VITTORIA. (a Ridolfo) Che vuol dire che non parla?
RIDOLFO. È confuso.
VITTORIA. Che si sia in un momento cambiato?
RIDOLFO. Credo di sì. Le dirò: se tanto ella, che io, non
facevamo altro che piangere, e che pregare, si sarebbe
sempre più imbestialito. Quel poco di muso duro,
che abbiam fatto, quel poco di bravata, l ha messo in
suggezione, e l ha fatto cambiare. Conosce il fallo,
vorrebbe scusarsi, e non sa come fare.
VITTORIA. Caro Ridolfo, andiamolo a consolare.
RIDOLFO. Questa è una cosa che l ha da fare V. S. sen-
za di me.
VITTORIA. Andate prima voi, sappiatemi dire come ho
da contenermi.
RIDOLFO. Volentieri. Vado a vedere; ma lo spero pen-
tito. (entra in bottega)
SCENA VENTISEIESIMA
Vittoria e poi Ridolfo.
VITTORIA. Questa è l ultima volta che mi vede piange-
re. O si pente, e sarà il mio caro marito; o persiste, e
non sarò più buona a soffrirlo.
RIDOLFO. Signora Vittoria, cattive nuove; non vi è più.
È andato via per la porticina.
VITTORIA. Non ve l ho detto ch è perfido, ch è ostina-
to?
Letteratura italiana Einaudi 73
Carlo Goldoni - La bottega del caffè
RIDOLFO. Ed io credo che sia andato via per vergogna,
pieno di confusione, per non aver coraggio di chie-
derle scusa, di domandarle perdono.
VITTORIA. Eh, che da una moglie tenera, come son io,
sa egli quanto facilmente può ottenere il perdono.
RIDOLFO. Osservi. È andato via senza cappello. (pren-
de il cappello in terra)
VITTORIA. Perché è un pazzo.
RIDOLFO. Perché è un confuso; non sa quel che si fac-
cia.
VITTORIA. Ma se è pentito, perché non dirmelo?
RIDOLFO. Non ha coraggio.
VITTORIA. Ridolfo, voi mi lusingate.
RIDOLFO. Faccia così: si ritiri nel mio camerino; lasci
che io vada a ritrovarlo, e spero di condurglielo qui,
come un cagnolino.
VITTORIA. Quanto sarebbe meglio, che non ci pensassi
più!
RIDOLFO. Anche per questa volta faccia a modo mio, e
spero ch ella non si pentirà.
VITTORIA. Sì, così farò. Vi aspetterò nel camerino. Vo-
glio poter dire che ho fatto tutto per un marito. Ma se
egli se ne abusa, giuro di cambiare in altrettanto sde-
gno d amore. (entra nella bottega interna)
RIDOLFO. Se fosse un mio figlio non avrei tanta pena.
(parte)
Letteratura italiana Einaudi 74
Carlo Goldoni - La bottega del caffè
ATTO TERZO
SCENA PRIMA
Leandro scacciato di casa da Lisaura.
LEANDRO. A me un simile trattamento?
LISAURA. (sulla porta) Sì, a voi, falsario, impostore!
LEANDRO. Di che vi potete dolere di me? D aver ab-
bandonata mia moglie per causa vostra?
LISAURA. Se avessi saputo, che eravate ammogliato,
non vi avrei ricevuto in mia casa.
LEANDRO. Non sono stato io il primo a venirvi.
LISAURA. Siete però stato l ultimo.
SCENA SECONDA
Don Marzio che osserva coll occhialetto, e ride fra sé, e detti.
LEANDRO. Non avete meco gittato il tempo.
LISAURA. Sì, sono stata anch io a parte de vostri inde-
gni profitti. Arrossisco in pensarlo; andate al diavolo,
e non vi accostate più a questa casa.
LEANDRO. Ci verrò a prendere la mia roba.
DON MARZIO. (ride, e burla di nascosto Leandro)
LISAURA. La vostra roba vi sarà consegnata dalla mia
serva. (entra, e chiude la porta)
LEANDRO. A me un insulto di questa sorta? Me la pa-
gherai.
Letteratura italiana Einaudi 75
Carlo Goldoni - La bottega del caffè
DON MARZIO. (ride, e, voltandosi Leandro, si compone
in serietà)
LEANDRO. Amico, avete veduto?
DON MARZIO. Che cosa? Vengo in questo punto.
LEANDRO. Non avete veduto la ballerina sulla porta?
DON MARZIO. No, certamente, non l ho veduta.
LEANDRO. (da sé) (Manco male!)
DON MARZIO. Venite qua, parlatemi da galantuomo,
confidatevi con me, e state sicuro, che i fatti vostri
non si sapranno da chi che sia. Voi siete forestiere,
come sono io, ma io ho più pratica del paese di voi. Se
vi occorre protezione, assistenza, consiglio, e sopra
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